Riporto ora un’intervista ad un lavoratore del supermercato mercadona di sant sadurnì d’anoia( spagna). La lotta per la difesa e il miglioramento delle condizioni di lavoro in questa catena di supermercati spagnoli è stata molto impegnativa ed è durata un paio d’anni (2006 e 2007), ma ha dato risultati proficui per le lavoratrici e i lavoratori che l’hanno realizzata.
Ho ritenuto interessante questa intervista per alcuni motivi fondamentali:
-1: la mobilitazione riguarda il settore del commercio, una delle categorie considerate generalmente come le meno combattive. Gli scioperi di mercadona in spagna e la lotta dell’ortomercato di milano in italia dimostrano che l azione autogestita dei lavoratori per migliorare le proprie condizioni è possibile e, se condotta con decisione e coscienza dei lavoratori impegnati, dà risultati importanti.
-2: mercadona è una catena di supermercati molto diffusa e ben vista, che basa la sua immagine pubblicitaria sul modello della “ qualità totale” verso il prodotto, il cliente, il lavoratore e l’ambiente.
L’impostazione della propaganda pubblicitaria è simile a quella che utilizza la catena commerciale ikea.
-3: le precarizzazioni diffusissime in ikea , l’utilizzo del lavoro quasi gratuito degli stagisti, le esternalizzazioni crescenti sono vissute come un fortissimo disagio diffuso.nessun problema è insormontabile quando c’è la volontà di reagire al precariato che ci fanno subire. Si tratta solo di trovare delle strategie di intervento che riescano ad aggregare persone in un’azienda come la nostra, caratterizzata da un turn-over fortissimo del personale dipendente.
-4: la mobilitazione e la lotta è iniziata in una sola sede ad opera di un piccolo gruppo di lavoratori.
Questa è una lezione da imparare contro chi della rassegnazione ha fatto la propria bandiera e contro chi fantastica che, senza sindacati, senza rsu combattive, senza masse infinite di persone, nessuna lotta è possibile. Mercadona e l’ortomercato ci dimostrano esattamente il contrario. Non è obbligatorio essere delegati sindacali o sindacalisti di professione per indire uno sciopero!!!
L’unica lotta che si perde è quella che non si vuole fare, e nessuno tutelerà i nostri interessi se non noi stessi, non scordiamocelo mai!!!!!!
Cos’è mercadona?
Mercadona qui in spagna è una catena di supermercati molto diffusa e ben vista, in mano a Joan Roig, uno degli uomini più ricchi del paese.
Questa catena di supermercati basa la sua immagine pubblicitaria sul modello della “qualità totale”, modello secondo il quale per l’azienda la cosa più importante è il cliente, seguito dai lavoratori, dai fornitori, dalla società e per ultimo dal capitale, strategia di marketing derivante da una catena di supermarket irlandesi.
Capite come tutto questo non sia vero, dato che noi lavoratori siamo sfruttati e, come tutte le aziende, ciò che conta è il profitto.
Una delle caratteristiche di mercadona è che non fa pubblicità sui giornali e in televisione perché si è creata un’immagine di azienda attenta al cliente e al lavoratore e utilizza il passaparola del cliente come pubblicità.
L’azienda nel suo complesso vanta 56 mila lavoratori a tempo indeterminato in tutta spagna, dei quali però, ogni giorno, 5/6 se ne vanno a causa di infortuni o problemi di salute conseguenti al lavoro molto faticoso e alle condizioni generali di lavoro( mancanza di igiene, non rispetto delle norme di sicurezza, maltrattamenti.)
Come sono le condizioni di lavoro all’interno di mercadona?
Il settore che maggiormente soffre le cattive condizioni di lavoro e igieniche è il settore della logistica, i magazzini come il nostro di Sant Sadurnì D’Anonia.
Nel nostro caso le ore lavorative sono sette e mezzo al giorno, che per sei giorni fanno 45 ore a settimana, con turni di notte; quello che chiediamo è che ci venga considerato come orario di lavoro la mezz’ora del pasto, perché ci rubano 12 ore al mese. il giorno libero, per chi lavora di notte, e le vacanze sono decise dall’azienda in base alla produzione.
Mercadona pretende che noi spostiamo almeno 18 tonnellate a settimana e promettono premi di produttività per chi supera questo quantitativo.
Per aumentare la competitività tra gli operai appendono liste settimanali con la quantità di merce spostata da ognuno di noi, e sono così riusciti a creare un sistema di controllo tra gli operai stessi.
Inoltre medici aziendali non riconoscono le infermità dovute dal troppo lavoro e i lavoratori sono costretti a improvvisare raffreddori e costipamenti con i loro medici generici, per avere qualche giorno di malattia.
Nel nostro magazzino- dov’è iniziato lo sciopero- lavorano 700 persone di cui per la grande maggioranza siamo immigrati sudamericani.
È una casualità la forte presenza di immigrati sudamericani?
Ovviamente no. Sapete che vanno a prendere la gente direttamente in sudamerica? In base a dei contratti governativi tra spagna e equador/ rep.domenicana, mercadona (ma anche corte ingles e mc donald’s spagna) sono stati agevolati a importare mano d’opera da questi paesi in spagna, promettendogli un lavoro a tempo indeterminato. Ci convincono per il contratto a tempo indeterminato dal primo giorno, con gli 860 euro al mese, che possono aumentare…( quando in equador uno stipendio medio si aggira intorno ai 160 dollari), ma una volta arrivati qui ci fanno firmare un altro contratto in cui ci sono 6 mesi di prova ( quando anche in spagna dovrebbero essere 15 giorni) e se non raggiungiamo la produzione minima non riceviamo alcun aumento. Poi dobbiamo pagarci il viaggio, trovare casa a Barcellona- la città più cara di spagna- ,arrivando in una terra dove sul luogo di lavoro non ci parlano nemmeno in spagnolo, perché qui si parla catalano, e siamo anche considerati “diversi” per questo.
Appena arrivati ci hanno prestati 800 euro per le prime spese, che poi abbiamo dovuto restituire con i primi stipendi. Del gruppo di 30 persone partite dall’ecuador, di cui facevo parte, solo 6 sono ancora al centro logistico di mercadona, gli altri hanno cercato altri lavori.
Pensate che mercadona da sola ha importato, direttamente, 2000 persone dal sudamerica; perché farlo quando in spagna ci sono 1 milione di immigrati irregololari?
Com’è nata la sezione della cnt-e mercadona?
A causa delle tremende condizioni di lavoro, in sette, tutti sudamericani ci siamo rivolti a uno dei sindacati maggioritari, comisiòn obrera, che ci ha detto di aspettare le prossime elezioni sindacali. Figuriamoci, se avessimo dovuto aspettare un anno e mezzo non avremmo più una schiena o ce ne saremmo andati prima.
Ci siamo rivolti alla cnt-e perché sapevamo che un anno prima aveva avuto un conflitto con mercadona a huelva( Andalusia).
Su consiglio dell’avvocato della cnt-e, i primi 15 giorni non comunicammo la formazione all’interno dell’azienda per avere il tempo di organizzarsi e così si aggiunsero a noi altri lavoratori e siamo diventati 25.
E i rapporti con gli altri sindacati?
I sindacati maggioritari che partecipano alle elezioni sindacali, all’interno di mercadona e più generalmente in spagna, fanno parte della classe dirigente dell’azienda, percepiscono del denaro per l’attività sindacale e non sono dalla parte dei lavoratori. Nel nostro caso i delegati sindacali della ugt, il sindacato socialista, sono gli stessi capi che firmano i nostri licenziamenti.
Non so se lo sapete, ma in spagna è normale che direttori e quadri dirigenti siano i delegati sindacali dell’azienda/settore.
Sono talmente inutili che i nostri colleghi non sapevano nemmeno dell’esistenza di un contratto nazionale e tantomeno del nuovo contratto firmato dall’ugt nel 2006, peggiore del primo.
Alla fine avete deciso di scioperare, quando e come avete preso la decisione?
Come vi abbiamo detto il 3 marzo abbiamo comunicato all’impresa la creazione della sezione sindacale cnt e la reazione fu esagerata; il mio superiore mi chiese se ero pazzo a portare la cnt nell’azienda perché gli avrebbero bruciato camion e negozi.
Ma il peggio venne dopo, mi sospesero 7 giorni e mentre ero a casa licenziarono due dei compagni più attivi e per questo abbiamo indetto un primo sciopero di 10 giorni.
Il 22 marzo abbiamo avuto un incontro con l’impresa che si interruppe alle 4 di notte (dalle 10 di sera) al rifiuto dell’impresa di riammettere i licenziati.noi avevamo già deciso, prima di entrare, che uno dei punti fermi era la riammissione dei compagni licenziati. Un fatto da raccontare di quella sera è che quando siamo arrivati nell’albergo dove si teneva la riunione abbiamo trovato un tavolo con cibo e bevande alcoliche, credevano che ci saremmo ubriacati-visto che siamo sudamericani- e così l’incontro sarebbe andato a loro favore, ma noi abbiamo deciso, da subito, di chiedere solo acqua e di non mangiare niente.
La mattina dopo iniziava lo sciopero a oltranza, era il 23 marzo. Il primo giorno di sciopero c’erano più di 50 lavoratori del nostro magazzino e per alcuni giorni abbiamo fatto dei picchetti davanti alla sede di saint sadurnì d’anonia.da marzo a ora abbiamo fatto più di 70 manifestazioni tra Barcellona e i paesi intorno.
Come vi siete organizzati materialmente per affrontare lo sciopero?
Abbiamo costituito una cassa di solidarietà a cui hanno partecipato lavoratori di tutta spagna, enon solo.
La cassa di solidarietà però non riusciva a soddisfare il necessario per tutti; perché 20 scioperanti significano 20 famiglie da mantenere. Ognuno di noi prendeva il minimo per vivere, secondo le proprie esigenze, spesso però alcuni compagni non prendevano nulla, ed è capitato a molti di noi di non pagare l’affitto o il mutuo ecc..
Mercadona ci ha offerto anche dei soldi, perché finissimo lo sciopero e ce ne andassimo dall’azienda: 300 mila euro perché lo sciopero finisse subito( circa 17000 euro a testa).
Con questi soldi molti di noi avrebbero potuto tornare ai propri paesi e vivere meglio di come viviamo qui; ma questo sciopero non lo stiamo facendo per soldi, ma per garantirci migliori condizioni di lavoro e per rivendicare dei diritti basilari.
Durante lo sciopero, avete compiuto anche delle azioni?
Di azioni ne abbiamo fatte più di 70 nella sola provincia di Barcellona, le più importanti, almeno per le conseguenze sono state tre.
La prima ha avuto come obbiettivo l’ispettorato del lavoro. Dal momento che non venivano a fare un’ispezione, abbiamo deciso di incatenarci ai cancelli della loro sede e siamo rimasti incatenati per 30 ore consecutive, ma alla fine abbiamo ottenuto un’ispezione la mattina successiva.
Noi non siamo rimasti del tutto soddisfatti perché, ovviamente, gli ispettori non hanno voluto vedere tante cose, d’altra parte l’azienda si è presa una multa perché violava alcune norme di sicurezza, ed entro alcuni mesi deve mettersi in regola.
L’azione eclatante, che ci ha dato più visibilità sui media, l’abbiamo fatta all’inizio di agosto. Ci siamo crocefissi di fronte a un supermercato mercadona e siamo stati tutto il giorno nel piazzale di questo negozio parlando con la gente che andava a fare la spesa e spiegandogli le nostre motivazioni e la lotta che stiamo portando avanti.
Questa azione ha dato molta vitalità allo sciopero perché i compagni hanno lavorato giorni per costruire le croci e preparare il materiale e quando la mattina dal negozio hanno chiamato il segretario nazionale della cnt, noi gli abbiamo detto che saremmo stati lì tutto il giorno.
Un’altra azione di grande impatto è stata quando abbiamo costruito un carcere di cartone e siamo andati davanti ad un altro supermercato mercadona lanciando il messaggio che mercadona è uguale a guantanamo. Quando facciamo queste azioni, la parte teatrale attira la gente, e poi noi andiamo a spiegare e a raccontare la nostra lotta.
Per un’azienda come mercadona queste azioni sono più dannose dello sciopero stesso, poiché vanno a minare la cara buena dell’azienda coi loro clienti.
E COSA PENSATE DI FARE DOPO 6 MESI DI SCIOPERO A OLTRANZA?
Lo sciopero a oltranza stava diventando difficile da sostenere. Molti di noi non ce la facevano più a tirare avanti e al lavoro si diceva che eravamo stati licenziati; così, a metà settembre, siamo tornati al lavoro e abbiamo deciso di indire uno sciopero parziale dalle 22 di tutti i giovedì alle 22 dei venerdì, poiché il venerdì è la giornata in cui la gente va a fare la spesa settimanale e i negozi vendono di più.
Questa strategia è stata vincente poiché molti lavoratori, che non si potevano permettere uno sciopero a oltranza, si sono potuti unire.
Nella prima settimana di lavoro, dopo più di 6 mesi di sciopero, non è successo niente, sembrava che tutto fosse normale, e anche i capi erano gentili con noi; ma già nella seconda settimana il clima è tornato quello di sempre e mi hanno licenziato con accuse molto gravi di intimidazioni nei confronti di una coordinatrice di un supermercato, per le quali tra poco avrò un processo.
Ora, dei 22 scioperanti, siamo 6 ad essere stati licenziati.
Mercadona non vuole dei lavoratori sindacalizzati perché nei prossimi anni il settore logistico verrà meccanizzato con un taglio del personale del 50%, come già sta succedendo alla seat che sta licenziando 600 lavoratori.