venerdì 25 luglio 2008

contratto nazionale del commercio

Rinnovo del CCNL per i dipendenti da aziende del terziario della distribuzione e dei servizi.Il 17 luglio si è conclusa la fase negoziale per il rinnovo del CCNL scaduto il 31 dicembre 2006. Il nuovo CCNL ha validità fino al 31 dicembre 2010. La trattativa, che è durata oltre diciotto mesi, ha avuto un epilogo del tutto inusuale per il nostro settore, in quanto è stato sottoscritto dalle organizzazioni Fisascat – Cisl e Uiltucs – Uil, con l’esclusione, pertanto, della Filcams – Cgil e ha interessato sia la parte economica e normativa del contratto che i temi dei diritti sindacali e del mercato del lavoro. PARTE ECONOMICA Aumenti retributivi La soluzione individuata per la chiusura del negoziato è stata quella di prevedere effetti economici protratti per un quadriennio con un incremento lordo medio (quarto livello) di 150 euro fino al 31 dicembre 2010.La decorrenza dell’aumento – non assorbibile - salvo clausola espressa di anticipo sui futuri aumenti contrattuali, è fissata al mese di febbraio 2008. Le decorrenze e gli importi dell’aumento, al quarto livello, sono i seguenti:- 55 euro dal 1° febbraio '08- 21 euro dal 1° dicembre '08- 34 euro dal 1° settembre '09- 20 euro dal 1° marzo '10- 20 euro dal 1° settembre '10. Arretrati Sono previsti arretrati per un importo di 252,24 euro (sempre calcolati sulla base del IV livello) da erogare in due tranche di euro 126,12 da corrispondersi con la retribuzione del mese di luglio e con la retribuzione del mese di novembre 2008. Per arretrati di importo inferiore o uguale all’importo della prima tranche, l’erogazione avverrà in unica soluzione nel mese di luglio 2008.Hanno diritto agli arretrati i lavoratori in forza alla data di sottoscrizione dell’accordo di rinnovo.L’importo di 252,24 euro è stato così determinato:- euro 42,04 rappresentata dalla differenza tra l’importo della tranche di aumento (55,00) di febbraio 2008 e il valore dell’IVC (12,96) moltiplicato il periodo del 2008 antecedente la data di sottoscrizione (feb – giu + 14^ mensilità = 6 mesi).Pertanto, gli arretrati spetteranno per intero solo a quei lavoratori ai quali non è stata corrisposta la erogazione unilateralmente determinata in occasione dello scorso mese di marzo, di 55 euro decorrenti dalla retribuzione del mese di aprile.Gli importi arretrati non sono utili a nessun fine con la sola esclusione del calcolo delle mensilità supplementari e del TFR. Indennità di funzione per i Quadri L’indennità di funzione per i lavoratori inquadrati come quadri è incrementata, a partire dal luglio 2008, di 70,00 euro mensili lordi, assorbibili al 50% da somme aventi analoga funzione. ISTITUTI CONTRATTUALI DI CATEGORIA Sono state modificate le quote di contribuzione dovute alla QUAS secondo le misure e cadenze di seguito specificate: QUAS: dal 1°/01/09 il contributo una tantum da corrispondere – a carico dei datori di lavoro - all’atto dell’iscrizione, per ogni lavoratore iscritto è incrementato di 38,00 euro; dalla stessa data il contributo annuo a carico dei datori di lavoro per ogni lavoratore iscritto è incrementato di 38 euro; il contributo annuo a carico dei lavoratori è incrementato di 8,00 euro. EST: dalla data di sottoscrizione del CCNL viene estesa agli apprendisti la cassa di assistenza sanitaria. FONTE: dalla data di sottoscrizione del CCNL viene estesa agli apprendisti la previdenza complementare con contribuzione ridotta: infatti per tutto il periodo di apprendistato, la contribuzione a carico del datore di lavoro sarà pari all’1,05%, comprensivo dello 0,05% a titolo di quota associativa, della retribuzione utile per il computo del TFR. DIRITTI SINDACALI E’ stata superata definitivamente la fase sperimentale della disciplina delle RSU.In materia di diritti sindacali è stata prevista al secondo livello di contrattazione la facoltà di sottoscrivere accordi per la definizione di un monte ore di utilizzo delle ore di permesso per i dirigenti sindacali. MERCATO DEL LAVORO Contratti a tempo determinato e somministrazione a tempo determinatoIn materia di contratti a termine e di somministrazione di lavoro a tempo determinato, è stato previsto di non ricorrere al periodo di prova per successive riassunzioni a termine per le medesime mansioni. Apprendistato E’ stata perseguita la scelta di una sempre maggiore fidelizzazione degli apprendisti incrementando all’80% la percentuale di conferma degli stessi per consentire nuove assunzioni con questo istituto. Contemporaneamente, sono stati estesi i trattamenti previsti per i lavoratori qualificati in materia di assistenza sanitaria integrativa e previdenza complementare, quest’ultima con una percentuale di costo dell’1,05%, a fronte dell’1,55% prevista per i qualificati. Contemporaneamente, è stata prevista per i nuovi assunti la fruizione graduale dei permessi retribuiti, con l’esclusione di quelli derivanti dalle ex festività che continueranno ad essere fruiti, in misura del 50% per la seconda metà del periodo per arrivare al 100% alla fine dell’apprendistato stesso.In materia di formazione è stata subito colta l’opportunità offerta dal DL 112/08 di uniformare i percorsi formativi secondo quanto previsto dal Protocollo Isfol 2002. Part Time Il monte ore settimanale minimo è stato portato a 18 ore per le nuove assunzioni o i nuovi passaggi a part time per le imprese con più di trenta dipendenti, dilazionando di 12 mesi l’incremento di orario per le aziende la cui struttura organizzativa – per la presenza significativa di part time a 16 ore – non consente un passaggio immediato al nuovo regime di orario. In ogni caso, saranno consentite intese diverse. ORARIO DI LAVORO Sono state concordate modifiche importanti del CCNL in applicazione di quanto affidato alla contrattazione collettiva dal DLGS 66/03, in materia di- lavoro straordinario: il tetto è passato a 250 ore e il periodo di riferimento per il calcolo della media delle 48 ore massime settimanali è passato a 6 mesi, con possibilità di arrivare a 12 mesi attraverso la contrattazione collettiva;- riposo 11 ore:in attesa della definizione al secondo livello di contrattazione, il contratto nazionale ha individuato alcune importanti ipotesi in cui è consentito – da subito – derogare all’obbligo delle 11 ore di riposo continuato tra una giornata e l’altra di lavoro. Si sottolinea in ogni caso che le 11 ore devono essere comunque complessivamente fruite nell’arco delle 24 ore e che, nelle fattispecie di deroga, è garantito comunque un riposo minimo continuato di 9 ore;- lavoro domenicale: rappresenta l’aspetto più dibattuto di questo rinnovo; si tratta di una norma avente funzione surrogatoria al secondo livello di contrattazione, che è stato individuato come il livello proprio per la sottoscrizione di accordi sull’argomento. Si fornisce uno strumento contrattuale che garantisce la copertura del presidio domenicale per un numero di domeniche pari almeno alle domeniche previste dalla legge Bersani più il 30% di quelle, in aggiunta, che fossero individuate a livello regionale. Tale prestazione viene compensata, in assenza di altre disposizioni in materia di trattamento economico, e fatte salve quelle migliorative già previste dalla contrattazione integrativa, con una percentuale unica, omnicomprensiva e non cumulabile, di maggiorazione, del 30% sulla quota oraria della normale retribuzione. Sono previste ipotesi di esclusione dalla prestazione suddetta. Tale disposizione disciplina lo svolgimento del lavoro domenicale svolto in regime di orario di lavoro normale e non straordinario, per il quale è stato, invece, modificato l’art. 132 del CCNL. APPALTI E TERZIARIZZAZIONI La disciplina degli appalti è stata completata con la previsione della richiesta del DURC alle aziende appaltatrici, mentre è stata disciplinata ex novo la materia delle terziarizzazioni delle attività di vendita con la previsione di una procedura di informazione e confronto. DIRITTI E TUTELE Si è intervenuto sulle materie del comporto per gravi patologie per consentire di usufruire di un congruo periodo per la guarigione clinica, sui congedi per la formazione individuale, sul diritto allo studio, sulla promozione di iniziative a favore dei lavoratori stranieri e sull’incentivazione alla erogazione di buoni spesa e buoni vacanza.Infine, sono state attribuite alla bilateralità ed agli strumenti del welfare contrattuale nuove ed importanti funzioni, unitamente ad un progetto mirato a garantirne una sempre migliore gestione e funzionamento. Riservandoci di affrontare successivamente eventuali approfondimenti in merito riportiamo di seguito le tabelle degli incrementi retributivi e degli arretrati ed alleghiamo il testo dell’accordo di rinnovo. Aumenti retributivi

QUALIFICATI
Livelli feb-08 dic-08 set-09 mar-10 set-10 totale
QUADRI 95,49 36,46 59,03 34,72 34,72 260,42
I 86,01 32,84 53,17 31,28 31,28 234,58
II 74,40 28,41 45,99 27,06 27,06 202,92
III 63,59 24,28 39,31 23,13 23,13 173,44
IV 55,00 21,00 34,00 20,00 20,00 150,00
V 49,69 18,97 30,72 18,07 18,07 135,52
VI 44,61 17,03 27,58 16,22 16,22 121,66
VII 38,19 14,58 23,61 13,89 13,89 104,16

OPERATORI DI VENDITA
totale
I categoria 51,92 19,82 32,10 18,88 18,88 141,60
II categoria 43,59 15,03 26,95 15,85 15,85 117,27
Livelli arretrati

lug-08 nov-08 TOTALE integrazione IVC
QUADRI 230,06 230,06 460,12 76,69
I 205,72 205,72 411,44 68,57
II 175,93 175,93 351,86 58,64
III 148,18 148,18 296,36 49,39
IV 126,12 126,12 252,24 42,04
V 112,51 112,50 225,01 37,50
VI 99,46 99,45 198,91 33,15
VII 83,00 82,99 165,99 27,66


OPERATORI DI VENDITA

I categoria 118,02 118,01 236,03 39,34
II categoria 96,63 96,62 193,25 32,21
tab. b - MINIMI CONTRATTUALI DA febbraio 2008

QUALIFICATI

Livelli Parametri paga base dal 1-02-08 altri el. contingenza+ EDR TOTALE mensile
QUADRI 250,00 1.434,83 180,76 540,37 2.155,96
I 225,20 1.292,50 537,52 1.830,02
II 194,80 1.118,00 532,54 1.650,54
III 166,50 955,59 527,90 1.483,49
IV 144,00 826,46 524,22 1.350,68
V 130,10 746,67 521,94 1.268,61
VI 116,80 670,36 519,76 1.190,12
VII 100,00 573,92 5,16 517,51 1.096,59


OPERATORI DI VENDITA

categorie
I 780,15 530,04 1310,19
II 654,98 526,11 1181,09
tab. c - MINIMI CONTRATTUALI DA dicembre 2008

QUALIFICATI

Livelli Parametri paga basedal 1-12-08 altri el. Contingenza+ EDR TOTALE mensile
QUADRI 250,00 1.471,29 250,76 540,37 2.262,42
I 225,20 1.325,34 537,52 1.862,86
II 194,80 1.146,41 532,54 1.678,95
III 166,50 979,87 527,90 1.507,77
IV 144,00 847,46 524,22 1.371,68
V 130,10 765,64 521,94 1.287,58
VI 116,80 687,39 519,76 1.207,15
VII 100,00 588,50 5,16 517,51 1.111,17

n.b. l'incremento dell'indennità di funzione dei quadri decorre da luglio 2008


OPERATORI DI VENDITA

categorie
I 799,97 530,04 1330,01
II 670,01 526,11 1196,12
tab. d - MINIMI CONTRATTUALI da settembre 2009

QUALIFICATI

Livelli Parametri paga basedal 1-09-09 altri el. Contingenza+ EDR TOTALE mensile
QUADRI 250,00 1.530,32 250,76 540,37 2.321,45
I 225,20 1.378,51 537,52 1.916,03
II 194,80 1.192,40 532,54 1.724,94
III 166,50 1.019,18 527,90 1.547,08
IV 144,00 881,46 524,22 1.405,68
V 130,10 796,36 521,94 1.318,30
VI 116,80 714,97 519,76 1.234,73
VII 100,00 612,11 5,16 517,51 1.134,78


OPERATORI DI VENDITA

categorie
I 832,07 530,04 1362,11
II 696,96 526,11 1223,07
tab. e - MINIMI CONTRATTUALI DA marzo 2010

QUALIFICATI

Livelli Parametri paga basedal 1-03-10 altri el. Contingenza+ EDR TOTALE mensile
QUADRI 250,00 1.565,04 250,76 540,37 2.356,17
I 225,20 1.409,79 537,52 1.947,31
II 194,80 1.219,46 532,54 1.752,00
III 166,50 1.042,31 527,90 1.570,21
IV 144,00 901,46 524,22 1.425,68
V 130,10 814,43 521,94 1.336,37
VI 116,80 731,19 519,76 1.250,95
VII 100,00 626,00 5,16 517,51 1.148,67


OPERATORI DI VENDITA

categorie
I 850,95 530,04 1.380,99
II 712,81 526,11 1.238,92
tab. f - MINIMI CONTRATTUALI DA settembre 2010

QUALIFICATI

Livelli Parametri paga basedal 1-03-10 altri el. Contingenza+ EDR TOTALE mensile
QUADRI 250,00 1.599,76 250,76 540,37 2.390,89
I 225,20 1.441,07 537,52 1.978,59
II 194,80 1.246,52 532,54 1.779,06
III 166,50 1.065,44 527,90 1.593,34
IV 144,00 921,46 524,22 1.445,68
V 130,10 832,50 521,94 1.354,44
VI 116,80 747,41 519,76 1.267,17
VII 100,00 639,89 5,16 517,51 1.162,56


OPERATORI DI VENDITA

categorie
I 869,83 530,04 1.399,87
II 728,66 526,11 1.254,77

martedì 1 luglio 2008

COMUNICAZIONE URGENTE A TUTTI I FREQUENTATORI DEL BLOG

SONO DISPONIBILI I VOLANTINI CHE ABBIAMO PREPARATO PER SPRONARE A FARE L'ASSEMBLEA SINDACALE SUI PROBLEMI DEL NEGOZIO.
CONTATTATECI SUL SITO SE NE VOLETE UN PO' DA DIFFONDERE!!!!!!

DI STRAORDINARIO C'E' SOLO IL MINOR COSTO!

Lunedì 02 Giugno 2008 19:34
La detassazione varata dal governo viene presentata come un rimedio al problema dei bassi salari, ma i conti parlano chiaro: la retribuzione netta di un’ora straordinaria è esattamente il 60% di quella di un’ora di lavoro ordinario. E anche il costo per l'azienda _ minore in proporzione. Perché non si chiede che vengano almeno pagate nello stesso modo?
Aldo Amoretti
E’ tempo di molti interventi a proposito di lavoro straordinario. Da molte parti viene sollecitata una misura di detassazione di modo che il povero Cipputi disponibile a lavorare oltre il normale si trovi un poco di soldini in più dentro la busta paga di ogni mese. Per taluni questa sarebbe la soluzione brillante al problema dei bassi salari. Le risposte di chi è contrario, specie dal fronte sindacale, sono imbarazzate.

E’ sorprendente che non si tiri fuori un argomento che io trovo importante e che è la ragione principale per la quale le imprese sollecitano tale soluzione: il lavoro straordinario paga meno e costa meno di quello ordinario. Quindi per le aziende c’è una convenienza doppia: è una flessibilità in più a minor costo. Più bello di così!

Molti restano stupefatti e scettici rispetto a questa affermazione perché è molto diffusa l’opinione contraria. Allora abbiamo fatto un po’ di conti su una situazione-tipo. Abbiamo preso come esempio il contratto del commercio assumendo il caso del quarto livello, cioè una figura centrale quale l’addetto/a alle vendite.

I conti del lavoro ordinario si fanno individuando la retribuzione annua come segue:

- retribuzione gabellare 9.257,52
- indennità di contingenza 6.290,64
- E.D.R. 24,84
- festività non godute (due) 99,83
- tredicesima mensilità 1.297,75
- quattordicesima mensilità 1.297,75
- trattamento di fine rapporto 1.353,21
- rivalutazione TFR (media 3 anni) 128,06
- fondo sanitario integrativo 120,00
- fondo previdenza complementare 283,16

TOTALE RETRIBUZIONE ANNUA 20.152,76

Diviso 1.639 ore lavorate nell’anno

RETRIBUZIONE DI UN’ORA ORDINARIA 12,34

Su questo importo l’azienda paga oneri sociali Inps e Inail per un importo di euro 3,81. Quindi un

costo orario del lavoro ordinario pari a euro 16,15

Il lavoratore, ipotizzando un monoreddito senza carichi familiari, pagherà un importo Irpef medio di euro 1,72 e subirà trattenute previdenziali per un importo medio di euro 1,14 , e quindi gli resteranno in tasca

NETTI euro 9,48 per ora ordinaria.

Può non risultare esattissimo il calcolo del TFR perch_ esso viene fatto a fine carriera sulla base di parametri soggetti a variazione.

Come abbiamo calcolato le ore effettivamente lavorate?
Quelle teoriche pari a 2.088, meno quelle mediamente non lavorate così suddivise:
- ferie 173
- festività 72
- riduzione orario ed ex festività 104
- assemblee e permessi sindacali 12
- malattie, infortuni, maternità (6,5%) 73
- formazione, permessi 626 7

Nel conto della retribuzione annua siamo stati prudenti perché non abbiamo considerato il premio annuo che sussiste nelle aziende dove si fa contrattazione decentrata o altre voci minori quali la mensa.

Il conto sul lavoro straordinario è molto più semplice.
Le tre voci della retribuzione mensile:

- retribuzione gabellare 771,46
- indennit_ di contingenza 542,22
- E.D.R. 2,07

Totale retribuzione mensile 1.297,75

Questa cifra si fraziona per il divisore convenzionale che è 168

Se ne ricava l’importo 7,72 sul quale va applicata la maggiorazione per lavoro straordinario del 15% (fino alla 48° ora perché oltre è il 20%). Se ne ricava che

RETRIBUZIONE DI UN’ORA STRAORDINARIA 8,88

Su questo l’azienda paga oneri pari a 2,75. Quindi

costo orario del lavoro straordinario pari a euro 11,64.

Il lavoratore a sua volta pagherà all’Inps il 9,49% pari a 1,00 euro e di Irpef l’aliquota marginale del 27% pari a euro 2,13 ed una addizionale pari a 0,15, per un totale di Euro 3,28 . Quindi gli resteranno in tasca

NETTI euro 5,60 per ora straordinaria.

La retribuzione netta di un’ora straordinaria (euro 5,60) è esattamente il 60% di quella di un’ora di lavoro ordinario (euro 9,48).

Quindi anche nel corso degli anni passati la protesta delle aziende che lamentavano un eccesso di contributi sociali sul lavoro straordinario non aveva fondamento, in ragione del suo costo complessivo che era comunque inferiore a quello ordinario. La loro richiesta è stata comunque accolta e gli oneri sociali sono stati parificati.

Adesso fanno mostra della loro sensibilità al tema della retribuzione netta che rimarrebbe comunque inferiore anche se gli togliamo le tasse. Mi sembra ragionevole porre la questione che paghino per il lavoro straordinario almeno quanto il lavoro ordinario. Per i lavoratori sarebbe un progresso pagare sullo straordinario l’equivalente dell’aliquota media e questo sarebbe un bel risparmio per lo Stato alla luce delle proposte che sono adesso in circolazione.

Perché i sindacati non sollevano la questione? Perch_ temono che si toglierebbe qualsiasi freno alla disponibilità dei lavoratori a lavorare oltre l’orario normale. Però, non ho mai visto situazioni dove si facciano ore straordinarie se non ce n’è l’esigenza e la convenienza per l’impresa. Se ne aumentasse il costo la convenienza sarebbe ridotta.

Differente può essere il discorso per i dipendenti pubblici per i quali in passato è esistita la consuetudine di attribuire ai lavoratori quote di straordinario che non venivano in realtà lavorate come maniera per mascherare aumenti della retribuzione. Ma ho l’impressione che questo sistema sia stato superato nella grande parte delle amministrazioni.

Mi sembra comunque un bene chiarire la realtà dei conti.

NOTIZIE DALL'ARGENTINA

Da più di una settimana, la Società di Resistenza Lavori Vari della Capitale Federale (aderente alla FORA) è in conflitto con il ristorante "La Pérgola", contando tre aderenti all'organizzazione tra i dipendenti.

A partire da uno sciopero a sorpresa lo scorso fine settimana, il proprietario, ALDO MARASCO, ha pagato parzialmente gli stipendi dovuti ma ha proceduto al licenziamento di 8 lavoratori durante la settimana, il che ci obbliga a proseguire a oltranza con le nostre misure fino all'ottenimento della RIASSUNZIONE dei lavoratori, la FINE DELLE PRESSIONI SUL LUOGO DI LAVORO e la REGOLARIZZAZIONE di tutti i dipendenti.

Sarà una lotta dura e proprio per questo chiediamo la solidarietà di tutti i compagni dell'AIT.

Questo datore di lavoro sta usando l'intimidazione nei confronti dei lavoratori, pagando persone appositamente per tormentarli e fare continue pressioni su di loro.

Aggiungiamo un messaggio di protesta che potete inviare a Aldo Marasco via fax, e-mail o posta ordinaria. Non dovete fare altro che mettere l'intestazione della vostra organizzazione nella parte superiore e cambiare il nome della stessa nella parte inferiore.

Fax: 005411-4632-1060 (Chiedere segnale fax)
E-mail: restolapergola@fibertel.com.arPosta ordinaria: Aldo Marasco, Avenida AVELLANEDA 1899, barrio de flores, Capital Federal, Argentina.

Vi ringraziamo molto per la solidarietà

Per la Sociedad de Resistencia Oficios Varios de Capital Federal (Società di Resistenza Lavori Vari della Capitale Federale)
aderente alla FORA

Facundo Macias, Tesoriere

SATA: MA QUALE DROGA!

Mercoledì 04 Giugno 2008 21:20
Intervengo con ritardo, con giustificato motivo, sull’allarme droga alla Fiat-SATA di Melfi lanciato da un articolo del quotidiano “il Manifesto” del mese scorso, ritenendo grave quanto successo ed ancora più grave il silenzio che è calato sulla vicenda dopo la tiepida smentita della Fiom .
Un anonimo Delegato, dichiaratosi della Fiom, ha raccontato ad un giornalista dell’autorevole Manifesto che alla SATA “impazza la cocaina” , che “gli operai si fanno durante le pause” e che “le canne se le fanno direttamente sulla UTE” .
Alla domanda : “qual è la percentuale dei cocainomani” ? La risposta è stata “uno su due” .
Che il giornalista abbia tentato di fare uno scupper è scontato, che il giornale abbia preso un abbaglio è anche dimostrato dalla fine improvvisa dell’inchiesta che annunciava altre puntate e che l’intervistato sia un incallito consumatore che conosce bene i meandri del losco ambiente si capisce , ma quello che non è chiaro, o le è fin troppo, è perché il giornalista Loris Campetti ( non nuovo ed addetto a seguire l’attività dei sindacati operai ) non ha verificato prima di pubblicare e perché non ha chiesto soprattutto all’organizzazione di cui il Delegato si è dichiarato di appartenere ?
Ma c’è da chiedersi soprattutto perché questo Delegato ha sentito il bisogno di “sfogarsi” e di gonfiare questo dato, in modo inverosimile ? Come incuriosisce sapere chi ha messo fra loro, in contatto i due ?
A chi conviene che i supersfruttati lavoratori di Melfi passino per cocainomani ?
I nostri operai dicono che il fenomeno esiste ma che è nelle proporzioni esistenti nella società se non in percentuali inferiori e che la stragrande maggioranza degli assuntori di stupefacenti usano droghe leggere e saltuariamente e chiunque conosce la realtà operaia di Melfi sa che questo è vero .
Chi fa uso di droghe, nega di farlo ma questo Delegato si vanta ed esagera a dismisura . Perché ?
Dice che la metà dei lavoratori, che ha problemi ad arrivare alla fine del mese, non fuma spinelli ma consuma la droga dei ricchi, che se uno non è ricco di famiglia non gli basta l’intero salario e se è ricco di suo non farebbe certo l’operaio .
A questo episodio, che viene sottovalutato, il nostro Sindacato ha dedicato una riunione e si è convinto che quanto accaduto ha una regia ed uno scopo ben preciso, contro i lavoratori .
La Fiat ha eletto Melfi a proprio laboratorio, ove sperimenta l’abbattimento dei diritti conquistati e forme subdole di intensificazione dello sfruttamento, puntando a prevenire altre proteste clamorose contro un sistema di produzione insopportabile e tentare di sconfiggere il Sindacato e l’intera classe operaia italiana .
Nei primi anni ha cercato di far passare gli operai come fannulloni, di recente come terroristi (a proposito, e l’inchiesta sui novelli brigatisti ? ) ed ora addirittura come una massa di drogati .
La Fiat vuole screditare i lavoratori e fargli perdere il sostegno dell’opinione pubblica che è sempre necessario e che durante la lotta dei 21 giorni fu fondamentale e perciò Alternativa Sindacale ritiene che il silenzio assordante che c’è stato su questo falso allarme cocaina, è veramente preoccupante .
Erano necessarie giuste reazioni e vere discussioni .
Chi ha la maggioranza della RSU e firma accordi separati come la Cisl e la Uil , ha ritenuto di ignorare questo grave accaduto, sicuramente per non dispiacere una Direzione aziendale che infligge Provvedimenti Disciplinari anche se uno sgranocchia un panino di nascosto mentre lavora ma consentirebbe che le UTE si siano trasformate in fumerie .
La Fiom ha fatto bene a smentire, ma sbaglia a non scovare il responsabile, che ha parlato a nome di terzi, e non lo caccia a pedate .
In ultimo il quotidiano “il Manifesto” dovrebbe chiedere scusa ai metalmeccanici di Melfi .

Melfi 04. 06. 2008 Vito Fernando ROSA

martedì 3 giugno 2008

LA DEMAGOGIA AL POTERE: STRAORDINARI,ICI,MUTUI

E' arrivata, puntuale, la prima raffica di provvedimenti "salva-Italia" del governo Berlusconi. Riunito simbolicamente a Napoli, il governo ha prodotto decreti e disegni di legge su alcune delle questioni che erano state al centro della campagna elettorale.
Si sono occupati della detassazione degli straordinari, dell'ICI, dei mutui bancari, della sicurezza e di altro.
La detassazione degli straordinari è centrale nella strategia governativa in merito alle relazioni industriali e come efficacemente sintetizza un articolista de «Il Sole - 24 ore»: "Se doveva essere il modo di rimediare al problema dei bassi salari, avrà probabilmente un'efficacia paragonabile a quella di un'aspirina per curare il cancro". Infatti la difesa dei salari non c'entra nulla. Si tratta di una forte misura di sostegno alle imprese che, per le sue conseguenze, impatterà sull'organizzazione e il rapporto di lavoro.
Vediamo in dettaglio il provvedimento: gli straordinari (e i premi di produttività) saranno d'ora in poi tassati con un'aliquota del 10% (invece dell'aliquota attuale che è progressiva e dunque incide di più sull'ora di straordinario che su quella di lavoro ordinario e che comunque è maggiore, sicuramente superiore al 30%). Il provvedimento inoltre riguarderà solo lavoratori con un reddito lordo annuo non superiore ai 30.000 euro (e superiore agli 8.000 euro), esclude i dipendenti pubblici e avrà una durata, di sperimentazione, di sei mesi.
Nella sostanza l'aumento ipotetico del salario è: legato esclusivamente alla parte variabile del salario (extra-lavoro o aumento di produttività); limitato ad una parte dei lavoratori; più consistente per la fascia medio-alta dei salari (quelli dai 27.500 ai 30.000 euro annui).
Questa misura che è pro-ciclica (cioè funziona solo quando l'economia va bene e non quando è debole), favorisce la produttività pro-capite, ma non ha nessun effetto su quella oraria. In "obsoleti" termini marxisti: l'aumento dell'orario di lavoro (perché di questo si tratta) determina un'aumento del plusvalore assoluto ma non di quello relativo.
L'interesse della Confindustria deriva tuttavia dal fatto - poco considerato - che un'ora di straordinario costa all'azienda molto meno di un'ora di lavoro normale, e anche il lavoratore percepisce di meno. E' stato calcolato che nel caso, ad esempio, di un lavoratore di IV livello, settore Commercio, il costo per l'azienda di un'ora di lavoro ordinario sia di 16,15 euro mentre quello di un'ora di lavoro straordinario solo di 11,64 euro. Per il lavoratore la retribuzione netta di un'ora di lavoro ordinario è 9,48 euro, mentre quella di un'ora di lavoro straordinario 5,60 euro. L'azienda dunque risparmia (incrementando gli straordinari) il 28% su ogni ora di lavoro, mentre il dipendente percepisce il 41% in meno rispetto alla retribuzione oraria normale.
Se, quindi, viene agevolato l'utilizzo del lavoro straordinario (defiscalizzando la sua retribuzione), si capisce quale bel regalo sia stato fatto alla Marcegaglia e ai suoi compari.
Ultime e non meno importanti implicazioni del provvedimento sono, evidentemente: l'aumento della flessibilità del lavoro; la disincentivazione a nuove assunzioni; l'aumento di importanza del salario variabile rispetto a quello fisso.
Se i primi due punti non richiedono spiegazioni, sul terzo è bene soffermarsi per illustrarne alcune implicazioni. E' chiaro che le voci del salario variabile (appunto straordinari e premi di produttività) sono oggetto di contrattazione a livello aziendale, sia per quanto riguarda la gestione (dei primi) che l'entità (dei secondi). Siamo quindi di fronte ad un potente strumento per svuotare di contenuti la contrattazione di primo livello (nazionale categoriale) a favore di quella di secondo livello (aziendale locale), che è proprio quello che a gran voce stanno chiedendo gli industriali da tempo, con l'appoggio delle forze politiche e il sostanziale placet dei sindacati confederali, preoccupati ormai solo di ottenere il monopolio della rappresentanza.
Veniamo ora all'abrogazione dell'ICI, già cavallo di battaglia di Berlusconi.
Due le considerazioni che si impongono:
- la prima è che il provvedimento non riguarda gli strati più disagiati della popolazione, alle prese con ben altri problemi (dagli affitti da strozzinaggio alla ricerca affannosa di un'abitazione) e che comunque pur escludendo seconde case, ville e abitazioni di lusso si basa su vecchie registrazioni catastali, che sottostimano la categoria delle abitazioni e che, spesso, non tengono conto della trasformazione di una vecchia bicocca in un appartamento di lusso o di quella di un casolare in una villa;
- la seconda è che gli stimati 2,2 miliardi di euro necessari a finanziare questo provvedimento (così come i 400 milioni di euro previsti come costo per la detassazione degli straordinari), per compensare le amministrazioni comunali private dell'entrata ICI, saranno drenati dalla riforma della pubblica amministrazione. E come? Siccome sappiamo che nel linguaggio del governo riforma vuol dire taglio, o con la perdita di servizi oppure bloccando i futuri rinnovi contrattuali dei dipendenti pubblici.
Insomma un bel specchietto per allodole dietro il quale si nasconde una tagliola.
Ma passiamo ora all'ultima pensata del genietto Tremonti: l'accordo con le banche per la rinegoziazione dei mutui a tasso variabile e la loro trasformazione a tasso fisso, bloccandoli al 2006.
E' noto che i mutui a tasso variabile hanno riscosso in passato grande successo, sono stati contratti da 3,2 milioni di famiglie su un totale di 3,5 milioni di contraenti (il 91%). E' altresì noto che l'andamento dell'economia e l'inflazione negli ultimi hanno portato le rate di rimborso mensili a livelli insostenibili per molte famiglie. L'accordo prevede, è vero, la rinegoziazione a tasso fisso, riportando il livello della rata a quello del 2006, ma prevede anche che la differenza tra la rata teorica (determinata dal tasso d'interesse crescente per l'inflazione) e quella bloccata a livello 2006 vada a costituire un altro debito che il contraente pagherà (sempre ratealmente, con un opportuno tasso d'interesse passivo) all'estinzione del mutuo. Insomma le banche non perdono un euro, mentre gli indebitati avranno sì un attimo di respiro, ma al prezzo di continuare a pagare per molto più tempo di quello previsto.
E dire che Tremonti in campagna elettorale tuonava contro lo strapotere delle banche e degli istituti finanziari ed ora dispensa favori agli amici banchieri...
Che cosa rimane da dire? Dell'opposizione "responsabile e costruttiva" del partito democratico ben poco. Non c'è, anche perché se avessero vinto le elezioni avrebbero fatto qualcosa di simile. Dei sindacati di Stato abbiamo già detto e del loro assenso di fatto: è in vista un "responsabile scambio" (ovvero un infame baratto) tra il monopolio della rappresentanza (che tagli fuori il fastidioso sindacalismo conflittuale) e qualunque boccone amaro Confindustria e Governo decidano di far inghiottire ai lavoratori.
E bocconi amari sembra che vogliano farcene ingoiare anche molti altri: dalla militarizzazione del territorio, all'ulteriore inasprimento delle misure repressive, alla costruzione di centrali nucleari e chi più ne ha, più ne metta.
L'unica via per uscire da questo stato di cose è riprendere le lotte e continuare mobilitarsi su obiettivi chiari e inequivocabili. I nostri sono:

- Per la cancellazione dell'accordo del 23 luglio 2007
- Contro lo smantellamento della contrattazione nazionale
- Per l'aumento generalizzato di salari e pensioni
- Per la difesa dell'ambiente e dei beni e servizi primari (sanità, istruzione e cultura, casa, telecomunicazioni, trasporti, risorse energetiche, acqua, alimenti genuini) affinché ne sia garantita a tutti l'accessibilità
- Per l'eliminazione del lavoro precario
- Per la sicurezza sul lavoro affidata al controllo diretto ed esclusivo dei lavoratori
- Per il rispetto della dignità dei lavoratori migranti e la loro totale equiparazione a quelli italiani
- Per l'eliminazione delle spese militari, il rientro delle truppe italiane all'estero, la chiusura delle basi
- Contro l'ingerenza e l'oscurantismo clericale e per la difesa delle libertà civili

SULLA DETASSAZIONE

La detassazione varata dal governo viene presentata come un rimedio al problema dei bassi salari, ma i conti parlano chiaro: la retribuzione netta di un’ora straordinaria è esattamente il 60% di quella di un’ora di lavoro ordinario. E anche il costo per l'azienda _ minore in proporzione. Perché non si chiede che vengano almeno pagate nello stesso modo?
Aldo Amoretti
E’ tempo di molti interventi a proposito di lavoro straordinario. Da molte parti viene sollecitata una misura di detassazione di modo che il povero Cipputi disponibile a lavorare oltre il normale si trovi un poco di soldini in più dentro la busta paga di ogni mese. Per taluni questa sarebbe la soluzione brillante al problema dei bassi salari. Le risposte di chi è contrario, specie dal fronte sindacale, sono imbarazzate.

E’ sorprendente che non si tiri fuori un argomento che io trovo importante e che è la ragione principale per la quale le imprese sollecitano tale soluzione: il lavoro straordinario paga meno e costa meno di quello ordinario. Quindi per le aziende c’è una convenienza doppia: è una flessibilità in più a minor costo. Più bello di così!

Molti restano stupefatti e scettici rispetto a questa affermazione perché è molto diffusa l’opinione contraria. Allora abbiamo fatto un po’ di conti su una situazione-tipo. Abbiamo preso come esempio il contratto del commercio assumendo il caso del quarto livello, cioè una figura centrale quale l’addetto/a alle vendite.

I conti del lavoro ordinario si fanno individuando la retribuzione annua come segue:

- retribuzione gabellare 9.257,52
- indennità di contingenza 6.290,64
- E.D.R. 24,84
- festività non godute (due) 99,83
- tredicesima mensilità 1.297,75
- quattordicesima mensilità 1.297,75
- trattamento di fine rapporto 1.353,21
- rivalutazione TFR (media 3 anni) 128,06
- fondo sanitario integrativo 120,00
- fondo previdenza complementare 283,16

TOTALE RETRIBUZIONE ANNUA 20.152,76

Diviso 1.639 ore lavorate nell’anno

RETRIBUZIONE DI UN’ORA ORDINARIA 12,34

Su questo importo l’azienda paga oneri sociali Inps e Inail per un importo di euro 3,81. Quindi un

costo orario del lavoro ordinario pari a euro 16,15

Il lavoratore, ipotizzando un monoreddito senza carichi familiari, pagherà un importo Irpef medio di euro 1,72 e subirà trattenute previdenziali per un importo medio di euro 1,14 , e quindi gli resteranno in tasca

NETTI euro 9,48 per ora ordinaria.

Può non risultare esattissimo il calcolo del TFR perch_ esso viene fatto a fine carriera sulla base di parametri soggetti a variazione.

Come abbiamo calcolato le ore effettivamente lavorate?
Quelle teoriche pari a 2.088, meno quelle mediamente non lavorate così suddivise:
- ferie 173
- festività 72
- riduzione orario ed ex festività 104
- assemblee e permessi sindacali 12
- malattie, infortuni, maternità (6,5%) 73
- formazione, permessi 626 7

Nel conto della retribuzione annua siamo stati prudenti perché non abbiamo considerato il premio annuo che sussiste nelle aziende dove si fa contrattazione decentrata o altre voci minori quali la mensa.

Il conto sul lavoro straordinario è molto più semplice.
Le tre voci della retribuzione mensile:

- retribuzione gabellare 771,46
- indennit_ di contingenza 542,22
- E.D.R. 2,07

Totale retribuzione mensile 1.297,75

Questa cifra si fraziona per il divisore convenzionale che è 168

Se ne ricava l’importo 7,72 sul quale va applicata la maggiorazione per lavoro straordinario del 15% (fino alla 48° ora perché oltre è il 20%). Se ne ricava che

RETRIBUZIONE DI UN’ORA STRAORDINARIA 8,88

Su questo l’azienda paga oneri pari a 2,75. Quindi

costo orario del lavoro straordinario pari a euro 11,64.

Il lavoratore a sua volta pagherà all’Inps il 9,49% pari a 1,00 euro e di Irpef l’aliquota marginale del 27% pari a euro 2,13 ed una addizionale pari a 0,15, per un totale di Euro 3,28 . Quindi gli resteranno in tasca

NETTI euro 5,60 per ora straordinaria.

La retribuzione netta di un’ora straordinaria (euro 5,60) è esattamente il 60% di quella di un’ora di lavoro ordinario (euro 9,48).

Quindi anche nel corso degli anni passati la protesta delle aziende che lamentavano un eccesso di contributi sociali sul lavoro straordinario non aveva fondamento, in ragione del suo costo complessivo che era comunque inferiore a quello ordinario. La loro richiesta è stata comunque accolta e gli oneri sociali sono stati parificati.

Adesso fanno mostra della loro sensibilità al tema della retribuzione netta che rimarrebbe comunque inferiore anche se gli togliamo le tasse. Mi sembra ragionevole porre la questione che paghino per il lavoro straordinario almeno quanto il lavoro ordinario. Per i lavoratori sarebbe un progresso pagare sullo straordinario l’equivalente dell’aliquota media e questo sarebbe un bel risparmio per lo Stato alla luce delle proposte che sono adesso in circolazione.

Perché i sindacati non sollevano la questione? Perch_ temono che si toglierebbe qualsiasi freno alla disponibilità dei lavoratori a lavorare oltre l’orario normale. Però, non ho mai visto situazioni dove si facciano ore straordinarie se non ce n’è l’esigenza e la convenienza per l’impresa. Se ne aumentasse il costo la convenienza sarebbe ridotta.

Differente può essere il discorso per i dipendenti pubblici per i quali in passato è esistita la consuetudine di attribuire ai lavoratori quote di straordinario che non venivano in realtà lavorate come maniera per mascherare aumenti della retribuzione. Ma ho l’impressione che questo sistema sia stato superato nella grande parte delle amministrazioni.

Mi sembra comunque un bene chiarire la realtà dei conti.

lunedì 31 marzo 2008

governo di guerra, di furti e di tasse

Governo di guerra, di furti e di tasse

È finita la legislatura di centro-sinistra durata due anni dopo cinque anni passati al purgatorio( ad arricchirsi nei poteri locali e alle spalle dei lavoratori con le loro cooperative e con i loro sindacati di stato).

Ritorna di moda il fascino per nulla discreto e tanto osceno del fascismo berlusconiano col suo falso populismo e il suo bastone che ci colpiva pesantemente mentre si cercava di mangiare la carota.

Di fatto non cambia niente. Destra e sinistra istituzionali sono portatori della stessa politica economica legata ai poteri forti, che si concretizza arricchendo i potenti e i loro servi e colpendo gli interessi delle classi lavoratrici e di chi lavoro non ha.

Privatizzazioni, disoccupazione e precariato, caporalato ed agenzie interinali, economia di guerra, furti sui nostri salari, scippo delle liquidazioni, aumento dell’età pensionabile, carovita selvaggio sono tutti regali del, primo governo prodi-d’alema-amato. La stessa politica che il governo berlusconi ha poi continuato e perfezionato. La stessa politica che prodi ha ripreso.

Ci raccontavano che il centro-sinistra non volesse più i precari per cui ne ha assunti pochi e fidati a tempo indeterminato mentre gli altri, senza una politica vera di occupazione, rischiano di non avere più nemmeno uno straccio di lavoro precario.

In compenso con un’arroganza senza limiti si prospetta una gigantesca operazione di servizio civile obbligatorio per ragazze e ragazzi.

Mano d’opera quasi gratuita per l’enorme baraccone dei centri collegati al potere della sinistra( quelli camuffati da organizzazioni umanitarie, culturali,sociali,ecc. fonte di inesauribili guadagni per i nostri “compagni”)

Quindi nulla è cambiato, anche a giudicare del pietoso e fumoso programma con cui prodi si è proposto agli elettori .

Come ci disse al telefono una lavoratrice di melfi: è lo stesso volto del potere. Solo che la destra ce lo metteva nel culo mentre la sinistra dopo avercelo di nuovo messo nel culo pretende anche che sorridiamo.

morire di lavoro:le statistiche non bastano

MORIRE DI LAVORO: LE STATISTICHE NON BASTANO.

Le statistiche sugli infortuni sul lavoro sono un rito. L’INAIL ed altri istituti nazionali “di prevenzione” mettono a disposizione, statistiche amorfe che serviranno massimo per scrivere un articolo, in terza o quarta pagina.

Qualche trafiletto sui giornali. Tutte confermano che l’anno precedente magari ci sono stati più incidenti e che il trend è in ribasso. Le affermazioni, se si va a cercare gli articoli apparsi sulla stampa l’anno precedente, sono sempre le stesse.

È sempre la stessa tiritera. ci sono i dati, ma non si riesce a capire le finalità dell’INAIL ed altri istituti se tutti gli anni immancabilmente le cifre confermano la gran tragedia degli infortuni sul lavoro. Quello che si discute è aria fritta e si arriva a considerare la responsabilità dei lavoratori come centrale.

Questa responsabilità è sancita dalla legge 626 ad personam. In realtà, i lavoratori devono mostrarsi sempre contenti e uniformarsi alle esigenze del padrone. Sicurezza e prevenzione sono due componenti costose. Meno si applica meno costa il lavoratore che non sarà mai in grado di contestare e se ci arriva è già pronto un licenziamento, magari non subito ma alla prossima crisi di produzione.

Molti sindacalisti spengono fuochi che bruciano con la morte dei lavoratori, non sono dispiaciuti, ma soltanto hanno bisogno delle statistiche per fare pressioni sulle istituzioni deputate alla prevenzione degli infortuni sul lavoro candidandosi a far rientrare la sicurezza nel costo complessivo del lavoro. Facendo crescere solo ulteriori gerarchie burocratiche.

Difficilmente l’economia capitalistica potrà rispettare le esigenze di sicurezza.

La compressione dei salari e degli stipendi non lascia molto per attuare piani di prevenzione.

Questa cifra in fondo non disegna miglioramenti riscontrabili o derivanti dalla 626. sono anni che si ripete la stessa liturgia. Mi piacerebbe sapere quanti datori di lavoro tengono in giusta considerazione le esigenze di prevenzione degli infortuni.

Ogni singolo lavoratore è ricattabile dal padrone e molto probabilmente la sicurezza è un elemento opzionabile che finisce per essere competenza degli stessi morti.

Sono morti. Viene monetizzata la perdita della vita o le invalidità. L’INAIL ha tutte le carte in regola, in fondo quattro lavoratori al giorno è una statistica accettabile, visto che al mondo c’è dei luoghi e paesi dove magari ce ne sono in gran quantità.

In italia tutti sono a conoscenza che questo dato è in difetto, che i morti e gli incidenti sul lavoro raggiungono cifre più alte.

È idea comune che i lavoratori meno costano meglio è. Molto spesso le statistiche non annoverano il lavoro nero, che come si sa è cresciuto e investe larghe fasce di lavoratori che lavorano senza i requisiti elementari di sicurezza.

Infatti, oltre il 25% del prodotto interno lordo è prodotto con il lavoro irregolare, nero e sommerso.

La sicurezza costa ed incide sul costo del lavoro che nella nostra società gerarchica divisa in classi e caste è determinante per garantire l’attuale sviluppo.

In questi anni sono state varate molte leggi che hanno attaccato direttamente il reddito dei lavoratori.

La prevenzione degli infortuni diviene una componente la cui realizzazione non deve avere costi aggiuntivi.

La legge feroce del profitto più comprime e più assicura guadagno.

Al lavoratore non resta che abbassare la guardia e rischiare l’incidente.

Mica tutti i posti di lavoro sono così, certi sono ancora peggio.

In italia ci sono quasi due milioni di clandestini, c’è la piaga del lavoro nero, del lavoro minorile che ultimamente è in ascesa. “ essere minore è vantaggioso perché il ministro della pubblica istruzione ha messo a disposizione giovani e lavoratori che lavorano pressoché gratuitamente, anzi, forse per fare una buona riforma bisogna dare la possibilità per i padroni di essere pagati per la formazione professionale.” Il precariato si sta espandendo a macchia d’olio. L’incidenza degli incidenti sul lavoro risulta molto più alta fra i precari.

Sappiamo che negli ultimi anni il cosiddetto pacchetto Treu e la legge Biagi hanno introdotto regole che provengono proprio dal lavoro irregolare.

Molti contratti sono a tempo determinato e l’inesperienza gioca un ruolo centrale sulle cause degli infortuni.

Ci sono i responsabili della sicurezza e molti sono stati i corsi di formazione sugli incidenti sul lavoro, molti sono tenuti appunto dai sindacati dove i formatori sanno bene che usciti da lì i rapporti con i datori di lavoro non rispecchieranno la legge.

La forza dei lavoratori acquista peso se c’è la solidarietà. Quando muore un servitore dello stato si grida alla notizia per giorni e giorni. Gli altri muoiono solamente di lavoro! Ogni giorno muoiono quattro lavoratori e molti di più s’infortunano, ma per loro la morte è passata incurante del fatto che erano a lavorare.

La mattina nessun lavoratore pensa di morire o rimanere invalido, perché lavorare non dovrebbe annoverare la propria morte.

Noi sappiamo e lo sappiamo bene che i lavoratori hanno meno garanzie di alcuni anni fa.

Chi dà lavoro ribadisce che l’obbiettivo primo è la produttività e il nuovo karma a cui si devono uniformare tutte le realtà produttive, è il principio di concorrenza.

Quale concorrenza? Quella tra i settori industriali italiani e la cina? O le molte realtà in espansione, tanto da garantire lo sfruttamento dei lavoratori a condizioni paurose.

La produzione è legata alla convenienza produttiva nei paesi emergenti e alle sacche di lavoro nero nei paesi più sviluppati.

Gli industriali trovano, bravissimi, per il made in italy, nuove opportunità di mercato.

Bisogna rincorrere l’aumento di produttività sia in casa che fuori. Ed effettivamente il mercato della forza lavoro si sposta secondo le esigenze produttive. Il mercato va dove la forza lavoro subisce l’abbattimento dei costi e garantisce l’aumento del guadagno. Merce e lavoratori sono sullo stesso piano. Gridiamo forte la nostra opposizione alle scelte che oggi sembrano inevitabili per garantire il lavoro, gridiamo forte che la sicurezza è necessaria e non monetizzabile.

È necessaria una presa di coscienza che scavalchi i confini e porti i lavoratori a tenere in conto che nessuno restituisce la vita. Ogni lavoratore ucciso è la prova che il capitalismo ricerca il profitto nelle forme e nei luoghi più vantaggiosi alla produzione.

Ogni lotta portata avanti per migliorare le condizioni di lavoro è una lotta per la salvaguardia dei diritti degli uomini e delle donne ed anche contro la mostruosità del lavoro minorile.

La lotta per il rispetto delle più elementari condizioni di sicurezza sul lavoro passa per la presa di coscienza dei lavoratori stessi. Nessuna delega ai padroni e ai sindacati all’ombra del profitto.

sindacato e dirigenti sindacali

Sindacato e dirigenti sindacali

Il sindacato è un insieme di persone associate per trattare e risolvere i problemi che le accomunano; per difendere i comuni interessi. Quindi, il sindacato dei lavoratori è formato da tutti i prestatori d’opera alle dipendenze di un padrone e sono degli sfruttati. Quando in essi nasce la coscienza del proprio stato di servitù, lottano solidalmente per raggiungere lo scopo di liberarsi dalla catena del salario e di essere essi stessi i diretti beneficiari del frutto del proprio lavoro.

Il sindacato è una fraterna unione solidale legata da un sentimento umano di mutuo appoggio per tutti coloro che aspirano alla libertà.

Ma i padroni, per la difesa dei loro interessi particolari, hanno coltivato degli individui che, adducendo diversi argomenti politici, religiosi, corporativi ecc. , hanno spezzettato l’unità solidale degli sfruttati in tante conventicole, a volte in conflitto tra loro per le diverse impostazioni della lotta da parte dei vari dirigenti i quali-per aggregare più tesserati- millantano l’egemonia della propria “chiesa dei miracoli”. E con tale bugiarda pretesa hanno convinto i loro seguaci a guardare con diffidenza verso le proposte di altri raggruppamenti. Col cronicizzarsi di tante divisioni distintive, il sindacato ha perso la sua identità dello scopo fondamentale, che spinge tutti gli sfruttati a lottare per la loro emancipazione. Mentre, nell’attuale, gli aderenti alle varie e diverse aggregazioni pseudosindacali, aspettano le direttive del proprio segretario generale o del loro caporale di sezione, che spiegano come devono comportarsi nelle varie circostanze, senza che i relativi iscritti possano vagliare se ci sia concordanza con le altre indicazioni; senza constatare se l’esito della loro azione ha ottenuto soddisfazione alle richieste poste, e senza possibilità di intervento critico per eventuali azioni sbagliate o senza esito favorevole per i lavoratori dipendenti.

Il sindacato dei lavoratori, com’è stato inteso alla sua origine, è-deve essere- un’associazione di sfruttati, coscienti e responsabili, che prescindono e rispettano ogni opinione o tendenza religiosa, corporativa ecc., considerando che tutti gli associati devono mirare allo stesso scopo che è quello di liberarsi dallo sfruttamento padronale e dalla dipendenza economica, per trovare insieme, armonicamente, la soddisfazione di tutti i loro bisogni, individuali e sociali, con quanto possono ricavare dal proprio lavoro, autogestito.

La classe padronale è un avanzo di barbarie, che si perpetua sulla violenza fisica e morale della gente soggetta, ed è sostenuta da leggi acconce all’attuale sistema sociale ingiusto ed autoritario, difesa dalla classe servile dei politici e dei sindacalisti mestieranti, dai religiosi e dai corporativisti.

Tutti insieme hanno infranto l’unità sindacale dei lavoratori dipendenti per preservare i privilegi che anche questa triste genia gode per i servizi resi al padrone.

mercadona- lo sciopero continua!!!!!!!!!

Riporto ora un’intervista ad un lavoratore del supermercato mercadona di sant sadurnì d’anoia( spagna). La lotta per la difesa e il miglioramento delle condizioni di lavoro in questa catena di supermercati spagnoli è stata molto impegnativa ed è durata un paio d’anni (2006 e 2007), ma ha dato risultati proficui per le lavoratrici e i lavoratori che l’hanno realizzata.

Ho ritenuto interessante questa intervista per alcuni motivi fondamentali:

-1: la mobilitazione riguarda il settore del commercio, una delle categorie considerate generalmente come le meno combattive. Gli scioperi di mercadona in spagna e la lotta dell’ortomercato di milano in italia dimostrano che l azione autogestita dei lavoratori per migliorare le proprie condizioni è possibile e, se condotta con decisione e coscienza dei lavoratori impegnati, dà risultati importanti.

-2: mercadona è una catena di supermercati molto diffusa e ben vista, che basa la sua immagine pubblicitaria sul modello della “ qualità totale” verso il prodotto, il cliente, il lavoratore e l’ambiente.

L’impostazione della propaganda pubblicitaria è simile a quella che utilizza la catena commerciale ikea.

-3: le precarizzazioni diffusissime in ikea , l’utilizzo del lavoro quasi gratuito degli stagisti, le esternalizzazioni crescenti sono vissute come un fortissimo disagio diffuso.nessun problema è insormontabile quando c’è la volontà di reagire al precariato che ci fanno subire. Si tratta solo di trovare delle strategie di intervento che riescano ad aggregare persone in un’azienda come la nostra, caratterizzata da un turn-over fortissimo del personale dipendente.

-4: la mobilitazione e la lotta è iniziata in una sola sede ad opera di un piccolo gruppo di lavoratori.

Questa è una lezione da imparare contro chi della rassegnazione ha fatto la propria bandiera e contro chi fantastica che, senza sindacati, senza rsu combattive, senza masse infinite di persone, nessuna lotta è possibile. Mercadona e l’ortomercato ci dimostrano esattamente il contrario. Non è obbligatorio essere delegati sindacali o sindacalisti di professione per indire uno sciopero!!!

L’unica lotta che si perde è quella che non si vuole fare, e nessuno tutelerà i nostri interessi se non noi stessi, non scordiamocelo mai!!!!!!

Cos’è mercadona?

Mercadona qui in spagna è una catena di supermercati molto diffusa e ben vista, in mano a Joan Roig, uno degli uomini più ricchi del paese.

Questa catena di supermercati basa la sua immagine pubblicitaria sul modello della “qualità totale”, modello secondo il quale per l’azienda la cosa più importante è il cliente, seguito dai lavoratori, dai fornitori, dalla società e per ultimo dal capitale, strategia di marketing derivante da una catena di supermarket irlandesi.

Capite come tutto questo non sia vero, dato che noi lavoratori siamo sfruttati e, come tutte le aziende, ciò che conta è il profitto.

Una delle caratteristiche di mercadona è che non fa pubblicità sui giornali e in televisione perché si è creata un’immagine di azienda attenta al cliente e al lavoratore e utilizza il passaparola del cliente come pubblicità.

L’azienda nel suo complesso vanta 56 mila lavoratori a tempo indeterminato in tutta spagna, dei quali però, ogni giorno, 5/6 se ne vanno a causa di infortuni o problemi di salute conseguenti al lavoro molto faticoso e alle condizioni generali di lavoro( mancanza di igiene, non rispetto delle norme di sicurezza, maltrattamenti.)

Come sono le condizioni di lavoro all’interno di mercadona?

Il settore che maggiormente soffre le cattive condizioni di lavoro e igieniche è il settore della logistica, i magazzini come il nostro di Sant Sadurnì D’Anonia.

Nel nostro caso le ore lavorative sono sette e mezzo al giorno, che per sei giorni fanno 45 ore a settimana, con turni di notte; quello che chiediamo è che ci venga considerato come orario di lavoro la mezz’ora del pasto, perché ci rubano 12 ore al mese. il giorno libero, per chi lavora di notte, e le vacanze sono decise dall’azienda in base alla produzione.

Mercadona pretende che noi spostiamo almeno 18 tonnellate a settimana e promettono premi di produttività per chi supera questo quantitativo.

Per aumentare la competitività tra gli operai appendono liste settimanali con la quantità di merce spostata da ognuno di noi, e sono così riusciti a creare un sistema di controllo tra gli operai stessi.

Inoltre medici aziendali non riconoscono le infermità dovute dal troppo lavoro e i lavoratori sono costretti a improvvisare raffreddori e costipamenti con i loro medici generici, per avere qualche giorno di malattia.

Nel nostro magazzino- dov’è iniziato lo sciopero- lavorano 700 persone di cui per la grande maggioranza siamo immigrati sudamericani.

È una casualità la forte presenza di immigrati sudamericani?

Ovviamente no. Sapete che vanno a prendere la gente direttamente in sudamerica? In base a dei contratti governativi tra spagna e equador/ rep.domenicana, mercadona (ma anche corte ingles e mc donald’s spagna) sono stati agevolati a importare mano d’opera da questi paesi in spagna, promettendogli un lavoro a tempo indeterminato. Ci convincono per il contratto a tempo indeterminato dal primo giorno, con gli 860 euro al mese, che possono aumentare…( quando in equador uno stipendio medio si aggira intorno ai 160 dollari), ma una volta arrivati qui ci fanno firmare un altro contratto in cui ci sono 6 mesi di prova ( quando anche in spagna dovrebbero essere 15 giorni) e se non raggiungiamo la produzione minima non riceviamo alcun aumento. Poi dobbiamo pagarci il viaggio, trovare casa a Barcellona- la città più cara di spagna- ,arrivando in una terra dove sul luogo di lavoro non ci parlano nemmeno in spagnolo, perché qui si parla catalano, e siamo anche considerati “diversi” per questo.

Appena arrivati ci hanno prestati 800 euro per le prime spese, che poi abbiamo dovuto restituire con i primi stipendi. Del gruppo di 30 persone partite dall’ecuador, di cui facevo parte, solo 6 sono ancora al centro logistico di mercadona, gli altri hanno cercato altri lavori.

Pensate che mercadona da sola ha importato, direttamente, 2000 persone dal sudamerica; perché farlo quando in spagna ci sono 1 milione di immigrati irregololari?

Com’è nata la sezione della cnt-e mercadona?

A causa delle tremende condizioni di lavoro, in sette, tutti sudamericani ci siamo rivolti a uno dei sindacati maggioritari, comisiòn obrera, che ci ha detto di aspettare le prossime elezioni sindacali. Figuriamoci, se avessimo dovuto aspettare un anno e mezzo non avremmo più una schiena o ce ne saremmo andati prima.

Ci siamo rivolti alla cnt-e perché sapevamo che un anno prima aveva avuto un conflitto con mercadona a huelva( Andalusia).

Su consiglio dell’avvocato della cnt-e, i primi 15 giorni non comunicammo la formazione all’interno dell’azienda per avere il tempo di organizzarsi e così si aggiunsero a noi altri lavoratori e siamo diventati 25.

E i rapporti con gli altri sindacati?

I sindacati maggioritari che partecipano alle elezioni sindacali, all’interno di mercadona e più generalmente in spagna, fanno parte della classe dirigente dell’azienda, percepiscono del denaro per l’attività sindacale e non sono dalla parte dei lavoratori. Nel nostro caso i delegati sindacali della ugt, il sindacato socialista, sono gli stessi capi che firmano i nostri licenziamenti.

Non so se lo sapete, ma in spagna è normale che direttori e quadri dirigenti siano i delegati sindacali dell’azienda/settore.

Sono talmente inutili che i nostri colleghi non sapevano nemmeno dell’esistenza di un contratto nazionale e tantomeno del nuovo contratto firmato dall’ugt nel 2006, peggiore del primo.

Alla fine avete deciso di scioperare, quando e come avete preso la decisione?

Come vi abbiamo detto il 3 marzo abbiamo comunicato all’impresa la creazione della sezione sindacale cnt e la reazione fu esagerata; il mio superiore mi chiese se ero pazzo a portare la cnt nell’azienda perché gli avrebbero bruciato camion e negozi.

Ma il peggio venne dopo, mi sospesero 7 giorni e mentre ero a casa licenziarono due dei compagni più attivi e per questo abbiamo indetto un primo sciopero di 10 giorni.

Il 22 marzo abbiamo avuto un incontro con l’impresa che si interruppe alle 4 di notte (dalle 10 di sera) al rifiuto dell’impresa di riammettere i licenziati.noi avevamo già deciso, prima di entrare, che uno dei punti fermi era la riammissione dei compagni licenziati. Un fatto da raccontare di quella sera è che quando siamo arrivati nell’albergo dove si teneva la riunione abbiamo trovato un tavolo con cibo e bevande alcoliche, credevano che ci saremmo ubriacati-visto che siamo sudamericani- e così l’incontro sarebbe andato a loro favore, ma noi abbiamo deciso, da subito, di chiedere solo acqua e di non mangiare niente.

La mattina dopo iniziava lo sciopero a oltranza, era il 23 marzo. Il primo giorno di sciopero c’erano più di 50 lavoratori del nostro magazzino e per alcuni giorni abbiamo fatto dei picchetti davanti alla sede di saint sadurnì d’anonia.da marzo a ora abbiamo fatto più di 70 manifestazioni tra Barcellona e i paesi intorno.

Come vi siete organizzati materialmente per affrontare lo sciopero?

Abbiamo costituito una cassa di solidarietà a cui hanno partecipato lavoratori di tutta spagna, enon solo.

La cassa di solidarietà però non riusciva a soddisfare il necessario per tutti; perché 20 scioperanti significano 20 famiglie da mantenere. Ognuno di noi prendeva il minimo per vivere, secondo le proprie esigenze, spesso però alcuni compagni non prendevano nulla, ed è capitato a molti di noi di non pagare l’affitto o il mutuo ecc..

Mercadona ci ha offerto anche dei soldi, perché finissimo lo sciopero e ce ne andassimo dall’azienda: 300 mila euro perché lo sciopero finisse subito( circa 17000 euro a testa).

Con questi soldi molti di noi avrebbero potuto tornare ai propri paesi e vivere meglio di come viviamo qui; ma questo sciopero non lo stiamo facendo per soldi, ma per garantirci migliori condizioni di lavoro e per rivendicare dei diritti basilari.

Durante lo sciopero, avete compiuto anche delle azioni?

Di azioni ne abbiamo fatte più di 70 nella sola provincia di Barcellona, le più importanti, almeno per le conseguenze sono state tre.

La prima ha avuto come obbiettivo l’ispettorato del lavoro. Dal momento che non venivano a fare un’ispezione, abbiamo deciso di incatenarci ai cancelli della loro sede e siamo rimasti incatenati per 30 ore consecutive, ma alla fine abbiamo ottenuto un’ispezione la mattina successiva.

Noi non siamo rimasti del tutto soddisfatti perché, ovviamente, gli ispettori non hanno voluto vedere tante cose, d’altra parte l’azienda si è presa una multa perché violava alcune norme di sicurezza, ed entro alcuni mesi deve mettersi in regola.

L’azione eclatante, che ci ha dato più visibilità sui media, l’abbiamo fatta all’inizio di agosto. Ci siamo crocefissi di fronte a un supermercato mercadona e siamo stati tutto il giorno nel piazzale di questo negozio parlando con la gente che andava a fare la spesa e spiegandogli le nostre motivazioni e la lotta che stiamo portando avanti.

Questa azione ha dato molta vitalità allo sciopero perché i compagni hanno lavorato giorni per costruire le croci e preparare il materiale e quando la mattina dal negozio hanno chiamato il segretario nazionale della cnt, noi gli abbiamo detto che saremmo stati lì tutto il giorno.

Un’altra azione di grande impatto è stata quando abbiamo costruito un carcere di cartone e siamo andati davanti ad un altro supermercato mercadona lanciando il messaggio che mercadona è uguale a guantanamo. Quando facciamo queste azioni, la parte teatrale attira la gente, e poi noi andiamo a spiegare e a raccontare la nostra lotta.

Per un’azienda come mercadona queste azioni sono più dannose dello sciopero stesso, poiché vanno a minare la cara buena dell’azienda coi loro clienti.

E COSA PENSATE DI FARE DOPO 6 MESI DI SCIOPERO A OLTRANZA?

Lo sciopero a oltranza stava diventando difficile da sostenere. Molti di noi non ce la facevano più a tirare avanti e al lavoro si diceva che eravamo stati licenziati; così, a metà settembre, siamo tornati al lavoro e abbiamo deciso di indire uno sciopero parziale dalle 22 di tutti i giovedì alle 22 dei venerdì, poiché il venerdì è la giornata in cui la gente va a fare la spesa settimanale e i negozi vendono di più.

Questa strategia è stata vincente poiché molti lavoratori, che non si potevano permettere uno sciopero a oltranza, si sono potuti unire.

Nella prima settimana di lavoro, dopo più di 6 mesi di sciopero, non è successo niente, sembrava che tutto fosse normale, e anche i capi erano gentili con noi; ma già nella seconda settimana il clima è tornato quello di sempre e mi hanno licenziato con accuse molto gravi di intimidazioni nei confronti di una coordinatrice di un supermercato, per le quali tra poco avrò un processo.

Ora, dei 22 scioperanti, siamo 6 ad essere stati licenziati.

Mercadona non vuole dei lavoratori sindacalizzati perché nei prossimi anni il settore logistico verrà meccanizzato con un taglio del personale del 50%, come già sta succedendo alla seat che sta licenziando 600 lavoratori.

bollettarios chi siamo noi

BOLLETTARIOS

CHI SIAMO NOI

Con l’intento di pervertire le cause dell’ingiustizia sociale.

Benvenuti nel mondo dello spazio precario, giovani risorse umane, carinissime matricole postmoderne, graziosissimi senza reddito continuativo, intraprendenti digiunatori a chiamata, efficientissimi collaboratori a progetto col piatto ripartito.

Mai così tante persone al lavoro!!!

Di cosa vi lamentate canaglie irriconoscenti?!

Non lo sapevate?

Il neoliberismo ve l’avevano annunciato i magi, madonna flessibilità vi moltiplica i pesci, i pani e le ore… e babbo precario? Beh…in ogni pacco regalo c’è un buon lavoro.

Molte grazie nonno capitalismo!!!

CHI SIAMO NOI

Gente comune, lavoratori, studenti, disoccupati, migranti…e chi più ne ha più ne metta.

Bollettarios!!! Sindacalisti di strada, sindacalisti nomadi, migratori, libertari…ah!

Se abbiamo un capo?no. siamo tutti capi.

Se abbiamo dirigenti, funzionari, burocrati? No.

Se trattiamo sotto il tavolo con il padrone? No.

Ok,ok, eccoci. Il secolo ha dato un giro di boa:

il sindacalismo ribelle del futuro contro il medioevo postindustriale del presente!

E che direbbe il vecchio joe hill se fosse ancora al mondo?

“ non è proprio necessario che si porti il lutto, organizziamoci!...noi saremo tutto!!!”

saremo ovunque, saremo tutto.

Buona fortuna working class!

97 tazzine di caffè

97 tazzine di caffè

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109,54 Euro, lordi ed in tre rate,
– 10,39 % di INPS, 29,57 % di IRPEF nazionale, 1,5 % di IRPEF Reg. e Comun. = 67,94 Euro
netti ( cioè l’equivalente di circa 97 caffè ) dilazionati in 30 mesi e solo 267 Euro di Una Tantum .

Per un operaio di 3° Categ. la paga base oraria è passata da 7,29 a 7,59 Euro, aumentando di 30 Cent. LORDI.

E QUESTO, LO CHIAMANO AUMENTO !

Fim, Fiom, Uilm, Fismic e l’ambigua Ugl ( buon ultima, con la “polverina” nazionale che rilascia interviste pro-Veltroni e nomina il segretario reg. senza il congresso ) vorrebbero il consenso ad un CONTRATTO che prevede anche :


- una validità non più per due anni , ma per 30 mesi ;
- l’aumento delle comandate da 4 a 5 turni, senza impedimenti per i giorni festivi e per le notti ;
- il furto di un PAR trasformato in giornata lavorativa da recuperare l’anno seguente ;
- durata del lavoro interinale e precario vario, per ben 44 mesi ;
- nessuna riforma dell’ inquadramento unico e maggiori difficoltà per passare dal 3° al 4° livello .


I poteri dei Delegati per la Sicurezza restano com’erano, cioè quasi simbolici .

L’aumento della durata del Contratto a trenta mesi, fa da apripista al tentativo di smantellamento del Contratto Nazionale .

Con il carburante alle stelle, gli aumenti delle bollette ed un carovita irrefrenabili, con un aumento
del costo della vita di oltre 600,oo Euro all’ anno per famiglia, ai Metalmeccanici si da l’elemosina di 27,18 Euro l’anno ( in 2,5 anni = 67,94 ) facendo rimanere I SALARI DEI METALMECCANICI ITALIANI, I PIÙ BASSI D’ EUROPA, come ha riconosciuto la Banca d’ Italia .
L’ ultimo rapporto di Mediobanca ha riconosciuto che negli ultimi 15 anni i profitti
degli industriali sono aumentati dell’ 8 % annuo ed i salari solo dello 0,4 % annuo .
A questo contratto di fame bisogna dire NO,
non mugugnando e lamentandosi senza poi andare a votare ( perché tanto le cose restano sempre uguali !)
MA ANDANDO A METTERE UN CHIARO SEGNO SULLA SCHEDA .

Chi pensa di dissentire non votando, sappia che aiuta solo a far vincere il SI .

NOI VI CHIEDIAMO DI VOTARE e DI VIGILARE .

Una vittoria del NO alla SATA ridarà speranza a tutti i metalmeccanici italiani .
Una vittoria del NO in Italia farà riaprire la trattativa per aumenti più sostanziosi .

Chiediamo, con forza, che fra gli addetti al voto ci siano anche i rappresentanti del NO per evitare che di notte nelle urne cadano “accidentalmente” schede prevotate ( come è già successo ) .

Caro lavoratore,
votando SI esprimeresti il tuo consenso a chi ti condanna a questa condizione .
Al REFERENDUM sul Contratto V O T A N O

P.S. : La Fiat, contro Alternativa, da sola non ce la fa. Prima si è fatta aiutare dai bergamaschi ed ora dai napoletani antigeometri.

Alternativa Sindacale Melfi

(USI)

brevi riflessioni sul precariato

BREVI RIFLESSIONI SUL PRECARIATO

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La precarietà del lavoro non è questione solo dell'oggi: già nel secondo dopoguerra, la riconversione dell'industria bellica si tradusse in massima parte in chiusura di stabilimenti e licenziamenti di migliaia di lavoratori. Solo la ripresa economica di fine anni ' 50 - inizi anni 60 invertì parzialmente la tendenza. Ma già un decennio dopo la "crisi energetica " dette l'avvio a processi di riduzione del personale in molti grandi aziende: processi che nonostante alcune tutele (come la Cassa Integrazione Guadagni ) si accentuarono negli anni successivi. Addirittura la CIG straordinaria e il trattamento di mobilità si configurarono come piena libertà di licenziamento.
Tuttavia è solo negli anni ' 90 che la precarietà del rapporto di lavoro viene assunta a sistema, a normalità, codificata e regolamentata da svariati provvedimenti che hanno visto il benevolo silenzio del sindacalismo concertativo e di stato.
Lo smantellamento della grande industria e la conseguente parcellizzazione del lavoro ha cambiato in modo sostanziale il panorama del mondo industriale, mutando tempi, modi e luoghi di lavoro, costringendo le giovani generazioni ad un approccio totalmente diverso all'attività lavorativa.
Fino alla metà degli anni ' 60, l'avvio al lavoro, pur non facile, era favorito dalle condizioni economiche e da strutture sociali specifiche, quali scuole ed altre istituzioni, tra le quali è bene ricordare le scuole professionali e le scuole che i grandi gruppi industriali allestivano per formare i futuri lavoratori da cooptare nelle proprie officine.
Per chi si affacciava al mondo del lavoro era questa la prospettiva di un inserimento durevole nell'ambito del gruppo o dell'azienda. Questo non significa che fossero "tempi facili". Occorrevano lotte dure per conquistare diritti e condizioni di vita migliori, ma soprattutto era necessario che le conquiste ottenute lo fossero per tutti e venissero rispettate. Si usciva dalle scuole di apprendistato per essere inseriti nella fabbrica, per diventare la forza operativa, funzionale alla produzione di beni ed all'accumulo del "capitale", ma si potevano acquisire capacità lavorative e qualità creative e queste erano facilmente dimostrabili ed al tempo stesso si acquisiva la consapevolezza di un ruolo, non marginale, nel processo produttivo e una dignità sociale dentro e fuori la fabbrica.
Oggi tutto ciò non è più possibile. Il lavoro è "parcellizzato", le grandi strutture industriali sono disgregate o dismesse: di conseguenza i giovani lavoratori non hanno più la certezza dell'inserimento nel mondo produttivo, sono isolati e divisi e quindi nell'impossibilità di confrontarsi con chi vive le stesse condizioni. In altri termini, non possono unirsi né possono avanzare una pur minima rivendicazione.
Le recenti riforme e l'istituzione di diverse tipologie di contratto di lavoro (a progetto, a chiamata, interinale, etc.) hanno reso possibile l'attuazione di nuove e più subdole forme di sfruttamento "legalizzato". L'introduzione delle Agenzie di Lavoro Interinale e quelle di outplacement hanno aggravato la situazione, rendendo i giovani lavoratori privi del senso della solidarietà, senza difesa e costretti a chinare il capo o a scendere a compromessi di fronte allo strapotere padronale.
A questo punto dobbiamo porci la domanda se è possibile fare qualche cosa e se la risposta è affermativa, che cosa possiamo fare. Se pensiamo che sia possibile intervenire in questo ambito, possiamo pensare ad alcune strategie, che però debbono tener conto della particolarità della situazione. In primo luogo occorre fare informazione, per aiutare questi lavoratori a capire quali sono i loro diritti, far sentire la nostra solidarietà, produrre materiali audiovisivi sulle condizioni del lavoro precario.
E' indispensabile, ove sia possibile, dar vita a strutture di solidarietà per questi lavoratori, strutture che non siano estremamente burocratizzate, ma agili ed efficienti per poterli sostenere nei momenti più critici della loro vita lavorativa.
Al momento le soluzioni praticabili sono quelle di istituire una rete di supporto legale con l'ausilio di avvocati che interagiscano tra loro e che diano ai lavoratori tutta l'assistenza di cui hanno bisogno. Altro punto importante è quello dell'informazione: occorre produrre e diffondere materiali riguardanti i contratti collettivi di lavoro, cenni sulle norme vigenti, norme sulla sicurezza e sulla salute e sulla tutela ambientale.
Questo materiale dovrebbe essere ampiamente diffuso e gli argomenti che sono trattati sui documenti andrebbero approfonditi.
Faccio un esempio: se si produce un opuscolo che tratta del contratto di lavoro di una qualsivoglia categoria, sarebbe utile approfondire gli aspetti più significativi di quel settore o di quel contratto. Se si produce del materiale informativo riguardante la tutela degli infortuni sul lavoro, sarebbe utile che a questo seguisse una trattazione delle varie malattie professionali.
Altre soluzioni potrebbero essere quelle della ricerca e della creazione di punti di aggregazione o di comuni interessi culturali. E' possibile scegliere tra le strutture sindacali ed i Centri Sociali, oppure orientarsi sui Gruppi d'Acquisto, ma vi sono altre possibilità, anche se forse possono apparire incongrue con l'argomento che stiamo trattando. In particolare mi riferisco a gruppi culturali di vario genere, ma penso specificatamente a gruppi di lettura e discussione collettiva di libri o anche alle vecchie Società di Mutuo Soccorso e alle Università Popolari, dove esistono ancora.
E' chiaro che tutto questo non può da solo risolvere i problemi di chi è precario, ma è altrettanto vero che chi vive questa particolare condizione non soffre solo per la propria condizione di lavoro, ma anche per avere la precarietà come misura della propria vita. Quindi essere "precario" significherà non poter socializzare, non poter fruire in modo adeguato del proprio tempo libero, non poter leggere, ascoltare musica, andare a teatro.
Tutte queste limitazioni sono grandi, ma rappresentano anche la possibilità, per noi, di poter intervenire e dare un segnale positivo, la possibilità di dar vita a piccole realtà alternative alla società massificata. Non sostengo che sarà un percorso facile né breve, ma è pur sempre una possibilità per costruire una cultura libera, alla portata di quanti, in questa società, hanno meno peso politico e sociale.


Ignazio Lavagna
USI Genova

giovedì 14 febbraio 2008

MORTI DA LAVORO: L'ITALIA NEL GUINNESS DEI PRIMATI

la media nnua delle morti sul lavoro è di circa un migliaio. 1280 nel 2006 per la precisione.
più di 100 morti al mese, più di tre morti al giorno.
ma le cifre vere, quelle più attendibili, si pubblicano in itlai sempre con due anni di distanza, quando sono vecchie e non fanno più impressione.
cifre vere per modo di dire, perchè c'è sempre una percentuale di morti ( e migliaia di nifortuni medi e/o gravi) non riconosciuti, come ad esempio quelli in itinere per raggiungere il posto di lavoro.
c'è una nuova legge da poco varata che dovrebbe avere la volontà di arginare il fenomeno dopo un intercalare nei media di molte grida di allarme per le cifre in ascesa.
ma basta una legge che ha tempi biblici per la sua attuazione e che attribuisce ai soli subappalti delle ditte la responsabilità di questo eccidio?!
le morti sono agghiaccianti, sono lì e ci dicono che in italia, come in tutto il mondo, la pagnotta per i lavoratori rimane amara.
basta una legge quando i padroni si avvalgono della complicità dei lavoratori stessi per occultare il rischio mortale del lavoro? per molti di noi lavorare significa vivere. senza lavoro non sarebbe possibile. allora tanto vale farlo rischiando la vita.
la 626 è un triste esmpio di legge inapplicabile. gioca solo a trovare i responsabili, coloro che, nell'eventualità di un ricorso legale( che un povero cristo non può, quasi mai, permettersi di fare) vengano additati- ad infortunio avvenuto- come inadempienti. il suo obbiettivo non è la sicurezza, ma il gioco burocratico di ruolo.
che importa ai padroni e alloo stato se gli infortuni non diminuiscono? l'importante è trovare un colpevole. punto.
che importa se le mamme comprano ai loro giovani figli l'attrezzatura antinfortunistica( per lavoro edile) perchè il padrone li assume subito ( quanto è buono...) in " attesa che arrivi"?!che importa se il lavoratore firma spesso liberatorie per il datore in caso di infortunio?
che importa morire, se le leggi ci sono?
nel nostro paese vige il primato della legge( quando fa comodo) sulle vite delle persone e un infortunio non è mai considerato un omicidio.
anzi ci sono dei casi, sempre più frequenti, in cui il lavoratore infortunato ( se sopravvive), viene ritenuto responsabile intenzionale del proprio danno.

TORINO:UN SEGNALE

da torino doveva partire un segnale forte da chi non si è arreso alla logica della società determinata dal conseguimento dle profitto, a tutti i costi: i costi per chi muore sul lavoro e di lavoro come a torino e come avviene quasi quotidianamente nella nostra provincia.
dove eravamo? cosa hanno fatto CUB,COBAS,UNICOBAS,SDL E USI, insomma i sindacati di base, di fronte al tentativo di CGIL,CISL UIL di minimizzare i danni per i padroni scongiurando lo sciopero generale, indicendone uno soltanto per i metalmeccanici?
di quanti morti abbiamo ed hanno bisogno per proclamare lo sciopero generale?!
sette morti non bastano? è questo il livello etico del sindacato?
e poi dov'erano i lavoratori con la loro dignità: tutti a lavorare! è possibile che è venuta a mancare quell'azione diretta che deve ignudare il re e i suoi scagnozzi.penso che abbiamo perso una grande occasione d'aggregazione, vorrei dire di rivolta.
perchè di fronte alle stragi perpetuate da queste classi di delinquenti che sono al potere e che purtroppo sono riuscite a fare dell'altro potere mediatico anche su questa strage.
hanno partecipato ai funerali blaterando parole di solidarietà? cos'è la loro solidarietà? tenere le masse soggiogate dai loro ingordi bisogni fatti passare per esigenze della collettività.
ma vergogna anche per chi li ha accettati. schifosi sono riusciti perfino a farci vedere, in televisione, il natale in casa di uno degli operai uccisi, con una sua foto, con i suoi figli di pochi anni e mesi.
" aveva un contratto a tempo determinato, aveva paura di perdere il lavoro, ha perso la vita."questa è la legge biagi! questo è il caporalato legalizzato! queste sono le condizioni del profitto! i padroni, i loro questuanti politici hanno un solo obbiettivo: quello di porre gli sfruttati con le spalle al muro, con una pistola in bocca, possibilmente in modo democratico, tanto è vero che l'estrema sinistra , comodamente seduta sulle poltrone del governo, di questo governo è complice di leggi e disposizioni che farebbero rabbrividire molti dei morti di genova e di reggio emilia, molti dei morti scesi contro la legge truffa, contro scelba e tromboni.
e con loro tutti quelli che scesero in piazza senza coperture politiche , contro il potere mafioso e fascista dei democristiani che, insieme al consumato potere degli stalinisti socialdemocratizzati, è una delle basi del partito democratico.
tutto legale oggi, tutto legale e democratico.
ma non voglio affatto parlare di questi miseri, sinistri individui. voglio urlare l'angoscia di fronte alla strage di torino.
voglio urlare la rabbia per la strage continua di lavoratori, voluta da tutto l'apparato di potere di questa perversa società.
come ci possono ancora far bere che questa è la migliore società possibile, com'è che la coscienza di chi è sfruttato selvaggemente, schiacciati nei nostri diritti elementari, costretti a mettere in gioco e perdere la vita per pochi euro, gli va dietro?
accetta le loro condizioni, che sono le coperture per i loro affari ed i loro privilegi.
più creano le condizioni di sruttamento più possono autolaimentarsi di numero, di privilegi e di qualità.
crescono in tutti i rivoli del potere di complicità di questa società sempre più basata sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, sulla donna e sulla natura.
gli operai di torino erano costretti a turni massacranti, giornate lavorative che si protraevano secondo le esigenze della produzione.
l'italia, si sa, è stato decantato , è la principale artefice della moratoria sulla pena di morte.
e i morti sul lavoro e di lavoro?!! sono delle condanne a morte, decretate nei consigli di amministrazione, dcretate in borsa, nelle leggi inapplicabili della sicurezza sul lavoro, decretate dai padroni che sanno di essere impuniti.
abbiamo mai visto qualche padrone condannato?!! a memoria di uomo, mai. sanzioni amministrative, quando va male.
ma anche quelle con parsimonia, perchè non si può fermare la produzione, il made in italy. cosa potevano opporre gli operai di torino contro le mostruosità che garantiscono qualsiasi azione ai padroni? cosa possono opporre tutti i giovani sottopagati, con i falsi contratti di lavoro, quali contratti? quali lavori? ricatti, ricatti, sfruttamento senza alcun limite.
tutto coperto dall'omertà collusa fra padroni, sindacati, politici e stato.
e dov'è la difesa della vita? quelle anime nere che difendono la vita dell'embrione zittiscono di fronte a questi deliberati assassini.
ci mangiano tutti e bene. le loro regole per noi, per i precari di questa vita sono: lavoro, sfruttamento, inquinamento, carceri, morte, tumori, menomazioni, manicomi, privazioni , menti soggiogate dalla religione e dallo spettacolo dominante.
era ed è necessario uno sciopero generale, fregandosi, alla grande, delle leggi sullo sciopero.
le loro leggi sono fatte per imprigionarci. il nostro compito è di rifiutarle, di scardinarle.
lo sciopero generale era dovuto contro tutto quello che sta accadendo, contro questo sfruttamento totalizzante, contro questa socialdemocrazia anche peggiorata, contro questo sistema sempre più di capitani d'industria, boiardi di stato, parassiti milionari e precari sfruttati, ammazzati. le rivolte si fanno succedere, non si aspettano nè si invocano.

tratto da "lotta di classe"


GRAVE ATTENTATO ALLA LIBERTA' DI SCIOPERO

i dipendenti del call center della VAS EUROPE, con sede in via de amicis 28 a milano, ( addetti alle prenotazioni internazionali settore alberghiero), avendo risposto con 14 giorni di sciopero, dal 14 al 28 dicembre 2007, al licenziamento di 4 colleghi, sono stati chiamati in causa dalla direzione aziendale per "risarcimento danni".
la prima udienza ha avuto luogo martedì 22 gennaio 2008 al tribunale di milano sezione lavoro.
invitiamo i lavoratori anche di altre aziende a solidarizzare contro questo grave attentato padronale contro la libertà di sciopero con la loro presenza e inviano messaggi di solidarietà attiva.

gli indirizzi disponibili sono: quello postale (VAS EUROPE, via de amicis 28, milano)a mezzo la delegata sindacale rossella maffi a melarossa78@hotmail.com